La destra italiana si è spenta. Davanti a un cadavere, in questo caso un involucro senza sostanza, si pensa a ciò che si sarebbe potuto fare oppure, analizzare i motivi per cui non rimangono che le esequie. I motivi sono molteplici e molti additano l’ultimo leader della destra, Gianfranco Fini, di responsabilità innegabili ma solo in parte, come, ad esempio aver ceduto all’idea bella e lungimirante di creare un grande partito di centro destra e rendere così compiuto il bipolarismo. Purtroppo i matrimoni funzionano se innanzitutto un progetto di vita, e in questo caso politico, è disegnato da un comune sentire. Se il sentimento del socio di maggioranza , ossia di Silvio Berlusconi, non è quello di lasciare un grande partito di centro destra alle nuove generazioni ma, al contrario, di sbarazzarsi di qualsiasi competitor, il progetto fallisce. L’unico suo intento che emerge con chiarezza è spianarsi la strada verso il suo programma unico di un partito persona, di un sultanato che sia strumento dei suoi interessi esclusivi. E’ inutile perseguire la speranza di unire in una fusione calda culture politiche diverse,unite però da una carta dei valori comune.
E’ contradditorio far parte di un partito che tradisce nei comportamenti individuali, nella sua azione di governo e nella mancanza di strumenti democratici di selezione interna, i motivi dello stare insieme alla luce dei valori fondanti del Pdl.
Il Presidente Fini ha , quindi, la grande responsabilità politica di aver sciolto Alleanza nazionale ma la sua maggiore colpa è stata quella di non essersi sbarazzato dei cosiddetti Colonnelli e di non aver contribuito assolutamente a far crescere una classe dirigente nuova, presentabile e testimone dei veri valori della destra.
Questo è stato il primo passo falso che, unito a un sistema elettorale che impone le aggregazioni anche innaturali e una sete atavica di potere sfrenato, hanno provocato l’annientamento della destra italiana.
Il bipolarismo, sotto certi aspetti fasullo, è stata la polpetta avvelenata che ha distrutto la destra ma non solo. La mancanza di attualizzazione delle idee , una classe dirigente incompetente e assetata di potere ha fatto il resto. Politici che, ai vari livelli, non sono riusciti a produrre una politica come testimonianza di quei valori fondanti e opportunamente attualizzati. Un individualismo esasperato, sfociato nella leaderfobia ha sortito lo stesso effetto della terra che si getta sopra una cassa da morto. Ognuno si sente leader non si sa bene di cosa, perdendo la bussola che indica sempre il nord che nel nostro caso è il partito. Si, avete capito bene, il partito, ossia coloro che sono partigiani di un’idea comune e per questa idea d’insieme sono disposti a cimentarsi, ad appassionarsi e a sacrificarsi.
Assistiamo allo spezzatino, alla divisioni in rivoli di piccoli Capitani poco coraggiosi senza sostanza e senza bussola che mi ricorda lo spappolamento del vecchio PSI e del suo sostanziale annientamento. Non siamo riusciti nemmeno a mantenere la nostra tradizione di avere un partito autentico che possa andare oltre il leader di turno. Un partito strutturato , pesante, moderno che sia in grado di guardare al futuro forte delle proprie idee e del leader di turno. Il vecchio MSI ha avuto leader carismatici che hanno lasciato il passo ad altri leader che si sono formati nel partito e che non hanno fatto rimpiangere il passato. E’ sufficiente citare Michelini e Almirante per capire che, se c’è un partito e un’idea che ha radici profonde, il leader esce fuori ed è naturale che sia così.
Oggi , invece, abbiamo gli unti del Signore che vengono indicati come Alfano, successore non si sa bene di cosa ,senza passare al vaglio di un congresso.
Un altro tema da affrontare che ha un ruolo detonante per la destra italiana è l’attuale quadro politico imposto da un sistema elettorale che obbliga ad alleanze innaturali.
Questo bipolarismo che ci costringe a stare con Lega, che è qualcosa di veramente distante ( udite, udite!) molto più che la Sinistra, con la quale negli anni siamo giunti al minimo comun denominatore delle pari opportunità sulla linea di partenza , della disuguaglianza nel punto di arrivo. Tuttavia siamo molto lontani riguardo il principio di ordine e disordine e nella concezione reale di una visione armonica della vita la nostra e disarmonica la loro. Con questa Lega, con la quale siamo stati e siamo alleati, ci divide semplicemente l’amore per una Patria unita e unita ancor di più in Europa. Solo questo non potrebbe consentire nessun tipo di alleanza perché l’unità nazionale e il concetto più vasto di Patria è un valore irrinunciabile e non contrattabile. Nessuna alleanza è possibile con coloro che utilizzerebbero il tricolore come carta igienica e che credono nella Padania e nella secessione dell’Italia. Non è solo forma ma, soprattutto, sostanza, perché si traduce in azioni di governo che portano alla disgregazione dell’unità nazionale e questo per la destra italiana dovrebbe essere inaccettabile. Su questo la classe dirigente di questa pseudo destra ha fallito miseramente ed è giusto che sia così.
Questa simil classe dirigente si è limitata a gestire politicamente una sconfitta culturale al di là del risultato elettorale di queste ultime elezioni.